173939.fb2 La casa che uccide - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 19

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Erano quasi le otto e Charlie aveva appena finito di caricare i bagagli sull’auto presa a noleggio, quando Beth e Jake lo videro. Beth era pallida come un cencio, gli occhi sgranati e spaventati. Jake sembrava più preoccupato per lei che per gli evidenti preparativi per la partenza di Charlie.

«Alexander ci ha detto che stava andando via!» gridò Beth dalla veranda, mentre Charlie le andava incontro. «Perché? Cosa sta facendo la polizia? Perché hanno tolto un pezzo di pavimento sul balcone? Charlie, cosa sta succedendo?»

Charlie la prese per un braccio e la spinse verso l’ingresso. «Si calmi, non si agiti. Saremmo venuti a cercarla per salutarla. Dov’è adesso Alexander? Dove sono tutti gli altri? Pensavamo che steste cenando e non volevamo disturbarvi.»

«Ma chi riesce a mangiare in questa situazione?» gridò Beth.

«Sono nella sala da pranzo a far finta di tenersi occupati» rispose Jake con estrema compostezza. «Che sta succedendo?»

Charlie guardò l’ora e disse con una certa rassegnazione: «Beth, potrebbe dire a Constance che sono al bar del giardino? Andiamo a bere qualcosa» disse poi rivolto a Jake.

Beth si mordicchiò le labbra, si avviò a balzi su per le scale e disse: «Torno subito.»

«Ci vuole qualcosa da bere» mormorò Charlie, e condusse Jake lungo il corridoio sino all’atrio, dove cominciò a esaminare l’assortimento di bottiglie dietro al bancone del bar. Jake era seduto su uno sgabello di fronte a lui. Il sole era molto basso, ormai, ma alcuni raggi filtravano ancora dalla cupola di vetro e illuminavano la parete di roccia in fondo alla stanza dove l’acqua della cascata scorreva emanando bagliori. Quella parte era ben illuminata, mentre intorno al bar avevano cominciato a formarsi delle zone d’ombra. Charlie canticchiava a bassa voce senza seguire alcuna melodia e rovistando tra le bottiglie tirò fuori un Drambuie. Lo ripose a malincuore e scelse un bourbon con ghiaccio. Quando Charlie gliene offrì, Jake scosse la testa.

«Avevo intenzione di radunare il gruppo» disse Charlie dopo aver preso un sorso. «Ma forse è meglio così. Penso che tra lei e Milton ci sia stata una colluttazione. Milton le ha detto delle cose sgradevoli e le ha spianato contro la pistola, ma lei ha reagito e l’ha colpito. Quando ha cercato di disarmarlo, dalla pistola è partito un colpo che ha ferito di striscio Milton alla testa. A quel punto lei è stato preso dal panico e ha cercato di occultare l’accaduto. Non è chiaro come siano andate le cose e vi sono molte domande in sospeso ma, detto tra noi, in casi come questo sono sempre molte le domande che rimangono senza risposta.»

«Lei è impazzito!» disse Jake freddamente.

«Tutto considerato la sua versione dei fatti non è male» proseguì Charlie come se non avesse sentito. «L’infermità mentale temporanea, poi, di solito funziona come attenuante. In questo modo non dovrò raccontare dell’ascensore segreto, né del biossido di carbonio nella cella frigorifera, né dei popcorn lasciati qui in giardino, né della pistola sul tetto. E nemmeno del test di Turing al contrario e di come tutti quanti abbiate tentato di imitarvi a vicenda per trarre in inganno il computer. Naturalmente chiunque penserà che sia lei il responsabile della morte di Gary e di Rich, ma nessuno sarà in grado di provare nulla, e questo da un certo punto di vista sarà un bene. Agli occhi delle persone che contano Smart House ne uscirà indenne, e lei continuerà a esercitare la parte del leone in una società economicamente assai prospera. E non c’è dubbio che avrà bisogno di molti soldi. Il suo collegio difensivo le presenterà dei conti piuttosto salati. Conosce le tariffe degli avvocati per ogni telefonata, per ogni minuto in cui pensano al suo caso anche se sono al cesso?»

«Brutto figlio di puttana, sta cercando di incastrarmi e di ricattarmi!»

«Non le è rimasto molto tempo» disse Charlie tranquillamente. «Quando stasera il capitano sospenderà le ricerche gli racconterò la mia versione dei fatti, farò un resoconto ai suoi colleghi e partirò. Le ho detto in che punto hanno concentrato le ricerche i sommozzatori? A nord della spiaggia. Se oggi non riusciranno a trovare il portacenere e il lenzuolo allora domani faranno arrivare un elicottero per il trasporto del legname e cominceranno a giocare a sciangai con i tronchi sulla riva, e forse i sommozzatori passeranno a ispezionare il gruppo di scogli successivo, e poi quello dopo ancora. Lo ammiro proprio il capitano, è uno che non si perde d’animo. Insisterà finché non avrà trovato qualcosa, che si tratti di un lenzuolo, di un portacenere, di un paio di pantaloni sportivi, di una camicia o di qualsiasi altra cosa. Io però voglio andarmene da qui, per cui gli racconterò come penso siano andate le cose, e non mi interessa un accidente di niente quale versione sarà, se una versione che comprende giochi più o meno divertenti e stupidi, ascensori segreti e case assassine, o una versione che inizia e finisce con la morte di Milton.»

«Brutto bastardo, questa si chiama estorsione, e lei lo sa! Gliela farò pagare, com’è vero Dio!»

«Ci è quasi riuscito» disse Charlie gentilmente.

«La prossima volta non sarà altrettanto fortunato. Ha già raccontato queste cose a qualcuno degli altri?»

«No, non ho ancora parlato con gli azionisti. Ho deciso che prima le avrei lasciato scegliere la versione che le piace di più.»

Jake si guardò intorno disperatamente, come se stesse cercando un’arma, una pietra, una bottiglia, una pistola, qualsiasi cosa con cui colpirlo. Le mani appoggiate sul bancone erano diventate bianche per la pressione. Charlie però era dalla parte opposta, lontano da lui. Jake piegò le dita e disse: «È arrivato molto vicino a quello che è successo veramente.» La sua voce era dura, tesa, le parole mozzate. «Stavo facendo una passeggiata sul balcone quando Milton è impazzito e mi ha aggredito. Aveva in mano una pistola. Ho reagito per autodifesa, l’ho colpito e lui è caduto violentemente a terra battendo la testa. Era stato un incidente, ma mi sono fatto prendere dal panico e non ho più capito nulla.» Il volto di Jake era pallido, la sua espressione feroce.

«Potrebbe essere una versione convincente se gli altri fossero disponibili a collaborare» disse Charlie prudentemente. «Ma dopo aver cercato di incastrare Bruce credo che non possa contare molto sulla sua disponibilità, e probabilmente nemmeno su quella di Maddie, e quando Beth si renderà conto che stava cercando di approfittarsi di lei per le sue azioni, non so come andrà a finire. Uno di loro potrebbe anche ricordare che lei non era presente quando tutti gli altri hanno udito la risata che pensavano appartenesse a Gary.»

«Beth crederà soltanto a quello che le dirò io, gli altri non contano.» Jake si sporse in avanti e disse con un tono di voce basso ma intenso: «Quando sarà finita, Charlie, la verrò a cercare. Avrò a disposizione molte risorse finanziarie, molte più di quante lei possa immaginare.»

«Quarta considerazione» disse Charlie. «Ha pensato a Laura? Ha visto Milton prendere la sua pistola ad acqua sul tetto. Un giorno o l’altro potrebbe ricollegare questo particolare all’assassino di Rich.»

«Può fare tutte le congetture che vuole, ma non è in grado di provare niente riguardo alla morte di Gary e Rich. E lei lo sa, altrimenti non starebbe certo qui a cercare di raggiungere un accordo.»

«In che stato erano quando li ha trovati?»

Per un momento Charlie pensò che Jake non gli avrebbe risposto, ma poi fece un respiro profondo e disse in un roco sussurro: «Sembravano degli zombie, tutti e due. Stavano morendo. So riconoscere delle lesioni cerebrali. Lei non può capire, nessuno può capire cosa avrebbe significato per un uomo come Gary. Vedere una mente come la sua perduta per sempre, distrutta. Forse avrebbero potuto essere rianimati, ma erano comunque morti. Magari sarebbero sopravvissuti, ma non come esseri umani con delle capacità intellettive. Gary…» Jake abbassò ulteriormente la voce finché diventò quasi impercettibile. «Era un demonio, e allo stesso tempo era un dio, e io lo adoravo. Ho fatto quello che dovevo, quello che avrebbe voluto che facessi se fosse stato in grado di chiedermelo.»

Charlie scosse la testa. «Molte persone sono riuscite a uscire indenni da incidenti come questi.»

Jake sembrava non aver sentito. Il suo volto era sofferente, la sua espressione cupa. «Ho aperto la porta con in mano la pistola ad acqua, ho mirato verso il punto in cui pensavo che sarebbe stato Rich. Erano tutti e due a terra, storditi, e Rich si trovava davanti a Gary. L’ho rimesso in piedi e l’ho trasferito nell’ascensore principale per portarlo giù e chiedere aiuto, ma in quel momento è collassato e ha perso conoscenza. Gary giaceva semisvenuto nel piccolo ascensore e gemeva. Erano spacciati! Non volevo dar loro il colpo di grazia, ma ho dovuto farlo o altrimenti saremmo stati tutti quanti rovinati. E poi erano già più di là che di qua. Certo, respiravano ancora, seppure a fatica, ma era come se fossero stati morti, non si poteva più fare niente per salvarli.»

Gli occhi di Jake fissavano qualcosa in modo penetrante, non lo spazio ma il tempo, come se fossero tornati a quella notte. Riprese a parlare con una voce bassa e roca. «Rich cadde a terra e guardandolo riuscii a immaginare esattamente tutto quello che sarebbe accaduto: Smart House sotto accusa, tutto il lavoro andato in fumo, il sogno infranto, ogni speranza perduta. Non doveva passare per un incidente. Lo avevo capito ancora prima di aiutare Rich ad alzarsi, persino prima di sapere cosa dovevo fare. Gary avrebbe voluto che salvassi la società a ogni costo. A ogni costo. Che salvassi Smart House, il suo sogno… Ho cercato di far capire alla polizia che il computer non poteva aver fatto una cosa simile. Chiunque possedesse un minimo di dimestichezza con i computer si sarebbe reso conto che non poteva essere responsabile del rilascio dell’insetticida, delle luci che si accendevano e si spegnevano, della messa in funzione della copertura della vasca idromassaggio. Nessun computer avrebbe potuto fare una cosa simile, ma quegli stupidi non hanno voluto sentire ragione nonostante tutti continuassimo a ripeterglielo.»

«Lei era troppo intelligente per loro» disse Charlie. «Così sarà questa la sua versione, due morti accidentali e l’autodifesa nei confronti dell’aggressione di Milton. Potrebbe funzionare.»

Jake riportò di scatto lo sguardo su Charlie e scosse la testa. «Non ho la minima idea di come Gary e Rich siano morti. Questa è la mia versione dei fatti, e Milton mi ha puntato contro una pistola. Dev’essere stato lui a ucciderli, e ha pensato che lo avessi scoperto. Questa è la mia versione e funzionerà. Sono bravo con i dettagli, Charlie, ricorda? Funzionerà. Farò in modo che funzioni e se la berranno.»

«Dwight, le basta?» disse Charlie stancamente. «Comincio a essere stufo.»

Le luci si accesero e Dwight Ericson uscì dallo stanzino dietro al bar. Altri due uomini con in mano una pistola uscirono dall’oscurità.

«Maledetto figlio di puttana!» gridò Jake incredulo e in preda allo stupore. «Ha mentito!»

Charlie si strinse nelle spalle. «E lei ha cercato di uccidere mia moglie.» Posò il bicchiere e la voce musicale del computer disse: «Grazie, Charlie. Desideri qualcos’altro da bere?» Charlie guardò Jake. «Abbiamo cominciato a registrare ogni cosa fin dal nostro arrivo al bar, è tutto inciso su nastro. Gli altri sono radunati nella sala da pranzo e hanno sentito ogni parola. Mi dicono che queste tracce audio siano infallibili, e se lei sosterrà che quella voce non le appartiene dovrà sconfessare l’affidabilità dell’intero sistema di sicurezza, non è così?»

Per un istante gli occhi di Jake scintillarono come se avessero riconosciuto e accettato il finale di una bella partita, pensò Charlie, o come se in quel modo avessero voluto esprimere il loro apprezzamento. Ma le sue erano solo congetture, e probabilmente si sbagliava.

Il sole stava tramontando, il cielo a occidente era incendiato da striature rosse, l’azzurro del mare orlato di bianco. Charlie e Constance si trovavano nel soggiorno con il resto del gruppo. Charlie guardava il panorama di cielo e mare fuori dalla finestra, Constance era seduta accanto a lui su una sedia a schienale rigido. "Incantevole" fu il giudizio di Charlie. "Davvero incantevole." Gli altri stavano ancora prendendo posto e si voltò verso di loro. Beth si era accomodata su una poltrona a schienale alto che la faceva apparire più piccola e ancora più pallida. Laura e Harry si erano seduti alle estremità opposte di un divano, Maddie aveva avvicinato una sedia a Bruce, ma lui la ignorava. Bruce era seduto in maniera scomposta, i vestiti e i capelli in disordine, le scarpe da ginnastica slacciate. Alexander non aveva ancora scelto dove fermarsi, e passeggiava per la stanza muovendosi a scatti come se stesse cercando un posto speciale in cui appollaiarsi. Dwight Ericson e i suoi uomini se n’erano andati, e con loro anche Jake.

«Alexander, se potesse prendere posto da qualche parte, vorrei concludere questa vicenda» lo esortò Charlie.

«Mi scusi, mi scusi» rispose Alexander rapido come un colibrì, e si sedette sulla punta della sedia più vicina.

Charlie annuì. «Tutti ormai avete visto il piccolo ascensore, e sapete che i computer portatili potevano controllare il funzionamento di ogni cosa all’interno della casa, anche dell’ascensore segreto. Cercherò di essere il più breve possibile. Sin dall’inizio ci sono state parecchie domande a cui bisognava trovare una risposta. Durante il gioco dell’assassino, per esempio, perché Jake non ha ucciso Rich pur avendone avuto più di un’occasione? Lo aveva ereditato come vittima all’inizio del pomeriggio dopo aver eliminato Beth, eppure non aveva cercato di avvicinarlo per tutto il resto del pomeriggio e della sera. Perché Gary si è comportato in un modo scorretto durante il gioco inventato da lui, cercando di convincere Maddie a testimoniare ben sapendo che non partecipava come giocatrice? Perché Gary si è messo a ridere nel giardino? Di chi rideva? Dalla ricostruzione di quella sera sembrava che tutti si trovassero altrove a quell’ora, che non ci fosse nessuno con lui. Perché Gary non ha preparato i popcorn nella sua camera o nel suo ufficio? Perché quella sera dopo le undici l’ascensore principale non funzionava? Mi sono posto tutte queste domande quando mi avete riferito del gioco e dei vostri spostamenti.»

Avevano tutti un’aria perplessa. Charlie si strinse nelle spalle. «Altrettanti interrogativi sono emersi riguardo all’omicidio di Milton. Perché è stata scelta quella sera per nascondere i computerini? Perché qualcuno ha sparso della terra e ne ha ammucchiato un po’ davanti alla porta di Bruce? Perché Jake portava le lenti a contatto se stava già dormendo? E se non era andato ancora a letto, perché indossava il pigiama? Perché qualcuno ha cancellato le impronte da tutti gli oggetti della camera di Milton? Perché quella sera Bruce ha menzionato la pistola?

«Per avere una risposta a queste domande dovremo fare un passo indietro e ritornare al gioco» disse Charlie quasi in tono di scuse. «Milton Sweetwater scende nel seminterrato per prendere una nuova arma. Sente parlare Jake e Rich e vede la porta dell’ufficio chiusa. Qualche minuto dopo ritorna verso l’ascensore, vede Rich da solo e salgono insieme. Si dà il caso che Rich sia la vittima designata di Jake, ma in nessuna delle due occasioni Jake tenta di ucciderlo, nemmeno quando, con l’arrivo di Milton nel seminterrato, avrebbe potuto contare su un testimone. Perché non lo fa? Jake ha spiegato che non conosceva ancora il nome della sua vittima, che continuava a scordarsi di verificarlo sul computer, ed è una spiegazione plausibile. Non dimentichiamo la curiosa sfuriata di Gary quando Maddie si è rifiutata di testimoniare la sua uccisione di Bruce. Una circostanza davvero strana. Che cosa poteva significare? Tutti voi insistevate nel dire che Gary amava giocare, che non avrebbe mai barato, eppure quell’atteggiamento era chiaramente scorretto. Tutto questo inoltre avveniva di fronte a Jake. Immaginate la scena: Gary e Jake entrano in una stanza dove si trovano Bruce e la madre, Gary usa un coltello di gomma per pugnalare Bruce ma nessuno può testimoniare perché Maddie non è una giocatrice e Jake si è dileguato. Per quale motivo Gary va su tutte le furie? Perché Maddie non vuole prendere parte al gioco, fatto che del resto Gary già conosceva, o perché Jake è uscito troppo presto dalla stanza? Cosa sarebbe accaduto se avesse registrato l’uccisione sul computer e Maddie avesse testimoniato?» Charlie guardò Alexander e aspettò una risposta.

Alexander si mise subito in agitazione e parve imbarazzato, poi scosse la testa. «La registrazione non sarebbe stata accettata dal momento che Maddie non rientrava nella rosa dei giocatori.»

«Sì, ma cosa sarebbe accaduto di preciso?» insistette Charlie.

«Il computer avrebbe detto qualcosa riguardo al fatto che ai non giocatori non era concesso assolutamente di partecipare al gioco, che Gary si stava comportando in maniera non conforme alle regole e non poteva più utilizzare il pugnale per tentare di uccidere nuovamente la sua vittima. A seconda di chi aveva commesso l’errore, il computer avrebbe anche potuto assegnare una penalità. Dal momento che si trattava di Gary, avrebbe semplicemente concesso a Bruce dodici, ventiquattr’ore di tregua, un lasso di tempo durante il quale Gary non avrebbe potuto assalirlo, e questo è tutto.»

Charlie annuì con serietà. «Fino a che punto poteva considerarsi inusuale il fatto che un computer rispondesse in questi termini?»

Ora Alexander sembrava infinitamente sollevato. Il suo volto s’illuminò, i suoi occhi brillarono. «Non può nemmeno immaginarlo! È quello che ho cercato di spiegarle. Si tratta di ragionamento! Di ragionamento umano, non di semplici calcoli matematici! Jake ne sarebbe rimasto enormemente impressionato!» Alexander tacque all’improvviso come in preda a una crisi di panico.

«Esattamente» disse Charlie. «Sono stato ad ascoltare quello che mi ha detto, Alexander, l’ho ascoltata davvero.» Si voltò verso Beth. «Quel giorno, dopo che Jake la uccise mentre si trovava nell’atrio, lei è andata nella serra, vero?» Beth annuì, lo sguardo fisso su di lui come se fosse stata ipnotizzata.

«Da quale porta è passata?»

Beth s’inumidì le labbra, deglutì e poi disse: «Ho fatto il giro della serra e sono entrata dalla porta in fondo.»

«Quindi Gary e Jake si trovavano dall’altra parte della serra, quella più vicina a casa, e quando lei è entrata sono scappati via. Mi domando come mai. Jake l’aveva uccisa, sapeva che non costituiva una minaccia per lui, e a sua volta Gary sapeva che aveva assistito al suo assassinio. Perché sono usciti subito? Cosa avevano in mano, Beth?»

«Non ho mai detto che…»

Charlie le sorrideva con benevolenza. «Certo Beth, lo so, non mai detto che avevano qualcosa in mano, ma chiuda gli occhi e cerchi di richiamare quell’immagine nella sua mente. Avevano in mano qualcosa, non è così? Solo uno dei due, o tutti e due, Beth?»

Beth sbatté le palpebre e chiuse gli occhi. Un istante dopo gridò: «Tutti e due. Credevo che fossero dei libri ma non lo erano, vero? I computerini! Doveva trattarsi dei computer!» Beth aprì gli occhi. «Pensavo che fosse stato un comportamento dettato dalla paranoia, dal fatto che avevamo tutti paura uno dell’altro, ma loro non avevano motivo di temermi, nessuno dei due. Era stato quello l’unico aspetto che mi aveva colpito, ciò che mi era sembrato più terribile. Non ho prestato la minima attenzione a cosa avevano in mano. Come faceva a saperlo?»

«Il motivo per cui hanno cercato di evitarla doveva dipendere da qualcosa che avevano con loro. Come ha detto lei, nessuno dei due aveva motivo di temerla, ma una dimostrazione segreta delle funzioni dei computer era tutt’altra faccenda. Quella era una questione seria e, a parte Jake, Gary non era ancora pronto a condividere la sua invenzione con nessun altro. Ho il sospetto che durante quel giorno o quella sera Gary avesse inserito un comando per impedire a Jake di prendere una nuova arma o di conoscere la sua nuova vittima, o forse entrambe le cose, e che Jake ne fosse al corrente e per questo motivo non avesse nemmeno provato a farlo, né avesse tentato di uccidere Rich quando gli si era presentata l’occasione. Nel gioco è stata lei l’ultima vittima di Jake. A detta di tutti Jake era un accanito giocatore, proprio come Gary, ed è per questo che i conti non tornavano.»

Beth annuì. «Erano in fondo alla serra, vicino alle valvole, ai manometri e a questo tipo di cose, e avevano in mano i computer.»

«In seguito, per aumentare un po’ la confusione, Jake si è servito nuovamente del computer per immettere del veleno nella serra. L’intenzione non era di far del male a qualcuno, infatti aveva scelto un orario notturno, ma solo attirare l’attenzione della polizia, condurla alle aree sperimentali, quelle in cui c’era un’atmosfera controllata e una persona avrebbe potuto morire soffocata. Stava tentando con tutte le sue forze di spingerli a cercare un assassino. Stava facendo tutto ciò che poteva per evitare che Smart House rimanesse coinvolta.»

«È giunto a questa conclusione solo perché Jake non ha cercato di aggredire Rich quando ne ha avuto l’occasione?» Harry sembrava arrabbiato e il tono della sua voce esprimeva incredulità. «Cristo santo, io non sono riuscito a registrare nemmeno una vittima per tutto il fine settimana!»

«Ma per tutto il pomeriggio e la serata nessuno ha segnalato la sua presenza vicino a Gary o Rich, come invece è accaduto a Jake. Dal tardo pomeriggio in poi, chiunque lo abbia incontrato lo ha visto sempre in compagnia dell’uno o dell’altro. Gary e Rich gli illustravano tutti i particolari della casa, insieme o separatamente, senza dubbio ognuno con la propria strategia. Rich voleva cominciare a mostrare la casa a dei potenziali acquirenti, mentre Gary desiderava continuare a fare ricerche sull’intelligenza artificiale. Subito dopo Gary era Jake il maggiore azionista, era lui l’uomo su cui far leva. Quando Rich è salito in ascensore con Milton, Jake è rimasto nell’ufficio e nessuno l’ha più rivisto fino a quando è uscito dalla sua camera ed è sceso insieme a Beth alle undici e dieci o poco dopo. Durante questo tempo ha trovato la chiave d’accesso al computer principale e ha cominciato a fare dei tentativi. È stata lei, Beth, a dirci che era in grado di ricordare le ultime dieci mosse di una partita a scacchi. Aveva una memoria eccezionale per i dettagli, e non dimentichiamo che durante il giorno aveva visto in funzione parecchi computer. Sappiamo che Gary teneva i computerini nel suo ufficio, e che Bruce lo ha sentito dimostrarne il funzionamento a qualcuno. Gary ha fatto uso dell’ascensore segreto, non ci sono dubbi su questo, ma deve aver utilizzato i controlli manuali. Perché no? In fondo l’accesso non era bloccato dal computer come invece accadeva per le camere. Perché mai avrebbe dovuto esserlo? A parte Gary, Rich e Jake, nessuno era al corrente dell’esistenza di quell’ascensore. I computerini quindi erano nell’ufficio di Gary, e Jake era in quell’ufficio.

«Le regole per Jake erano cambiate. Ora poteva sbloccare la chiusura della teca e prendere una nuova arma. In quel momento non stava pensando né a commettere un omicidio né a nient’altro che non fosse il gioco.»

Charlie si rivolse a Laura: «Dopo che Rich ebbe testimoniato per Milton, andaste tutti nella biblioteca a registrare l’uccisione, giusto? E Rich sembrava avere fretta?»

«Sì.»

«Rich sapeva che Jake era nell’ufficio, così tornò indietro e Gary arrivò con la macchina per popcorn, il granturco e l’olio, e nei pochi minuti che seguirono Jake riuscì a far entrare Rich e Gary nel piccolo ascensore e a chiuderli dentro con l’unità di controllo. Non doveva ancora aver preso un’arma, perché altrimenti avrebbe potuto uccidere Rich nell’istante in cui Gary era entrato nella stanza. Non approfittò della situazione. Li mise entrambi in stand-by e andò a procurarsi un’arma. Probabilmente fece tutto con calma, senza fretta, dal momento che sapeva dove si trovavano la sua vittima e il testimone. Bloccò l’ascensore al livello del seminterrato in modo che nessuno potesse sentirli se davano in escandescenze e cominciavano a picchiare pugni sulle pareti. È questo il lasso di tempo cruciale. In quel periodo sappiamo esattamente dove si trovavano tutti tranne Jake. Vi avevo detto che la gente arriva a notare la presenza di altre persone molto più di quanto riesca a rendersene conto, e in effetti è sempre così. In questo caso però non era possibile perché Jake era sparito per mezz’ora o più. Presa la pistola ad acqua, Jake salì sul tetto passando per le scale. Lo possiamo dedurre perché in quei minuti l’ascensore era occupato da Maddie che stava tornando giù nella sala tv. Ci vuole un po’ di tempo per salire tre piani, e Jake non aveva particolarmente fretta. Cinque o sei minuti dopo aver chiuso il piccolo ascensore e averlo bloccato nel seminterrato, lo ha chiamato sul tetto, e aprendolo ha trovato i due uomini agonizzanti.»

Maddie perse il controllo e cominciò a singhiozzare. Nascose il volto tra le mani dondolandosi avanti e indietro.

Harry si alzò di scatto. «È pura fantasia. Non ha uno straccio di prova. Sono tutte cazzate! Perché non farlo nell’ufficio di Gary, o nella camera, o in qualunque altra stanza?»

«Se qualcuno lo avesse visto entrare nell’ufficio o nella stanza di Gary, il gioco sarebbe finito. Non dimenticate che l’apertura delle porte di tutte le stanze era controllata dal computer. Teoricamente Jake non era abilitato all’accesso di quelle due stanze. Inoltre c’era un continuo via vai di gente dappertutto, tutti potenziali testimoni. Per arrivare al piccolo ascensore al piano terra avrebbe dovuto attraversare l’atrio col giardino, passare dietro alla piscina e percorrere il corridoio, ma anche qui il rischio di incontrare qualcuno era troppo alto. Suppongo che Jake amasse i giochi quanto Gary, e che per questo volesse evitare di far scoprire agli altri l’esistenza dell’ascensore segreto. E poi poteva correre il rischio che qualcuno lo seguisse e mandasse all’aria il suo piano per colpire Rich con la pistola ad acqua, non appena si fossero aperte le porte. Per il gioco gli serviva solo un testimone a portata di mano. Aveva superato in astuzia Gary, aveva risolto l’enigma del computer, preso un’arma, chiuso nell’ascensore vittima e testimone. Doveva essere piuttosto fiero di sé, ma quando ha aperto la porta del piccolo ascensore ha trovato due uomini agonizzanti.» Charlie si fermò e si strofinò distrattamente gli occhi. Il tono della sua voce era stanco quando riprese a parlare.

«Avete sentito cosa ha detto Jake riguardo a quello che è successo dopo. Ha cercato di rianimare Rich ma non c’è riuscito, così ha tolto loro la vita facendo in modo che la polizia cercasse un assassino e non attribuisse alla casa e al computer alcuna responsabilità per quelle due morti.» Charlie fece una pausa, poi continuò con un tono incalzante. «Laura e Milton arrivarono sul tetto prima che Jake avesse terminato ciò che stava facendo. Inavvertitamente doveva aver lasciato cadere a terra la pistola ad acqua che Milton raccolse. Quando in seguito Milton raccontò di aver trovato la pistola sul tetto, divenne istantaneamente la nuova vittima designata di Jake, ma non per gioco.»

Charlie s’interruppe e guardò Maddie. La donna lo fissava, era seduta rigidamente, la schiena dritta e contratta.

«Gary e Rich erano morti e Jake doveva muoversi in fretta. Accese la macchina per popcorn in modo che intorno alle undici e un quarto tutti credessero Gary ancora vivo, ritornò di corsa all’ascensore segreto, prese le copie cianografiche dall’ufficio di Gary e le mise nell’ascensore insieme a due computerini. Uscì dal piccolo appartamento di Gary al primo piano, corse verso la porta della sua stanza, e quando vide Beth uscire dalla camera finse di essere appena uscito anche lui. Scese le scale, si separarono. Jake ebbe il tempo di aprire una delle porte scorrevoli e togliere il coperchio della macchina per popcorn per farne uscire l’odore. Imitò la risata di Gary e andò nella biblioteca dove rimase finché fu rinvenuto il primo cadavere.»

«Non avrebbe potuto provare niente di tutto questo» disse Harry. «Se quello stupido non avesse perso la testa a quest’ora avrebbe risolto tutti i suoi guai. Quel maledetto idiota!»

Charlie si strinse nelle spalle. «Ha tentato d’incastrare Bruce. Inoltre sospetto meditasse per Laura una morte prematura, nel caso avesse cominciato a mettere assieme i pezzi e a capire come si erano svolti i fatti. Laura aveva visto Milton prendere la pistola sul tetto. Se quello stupido non avesse perso la testa sarebbe finito per restare l’unico proprietario della Bellringer Company.»

Beth arrossì e abbassò la testa.

«A ogni modo, non è necessario provare niente di tutto ciò. È accusato della morte di Milton e questo è più che sufficiente.»

Harry inspirò profondamente. «Quel maledetto idiota! Almeno finisca di dirci come ha fatto a indovinarlo.»

Charlie parve risentito. «L’ho dedotto» disse. «Jake ha ucciso Milton sul balcone, lo ha avvolto in un lenzuolo, lo ha spinto su un carrello fino alla scogliera dove gli ha sparato e lo ha buttato giù dal precipizio. Ma tutto questo ha innescato una serie di domande. Perché ha scelto quella sera per nascondere il computerino? Se non ci fosse stata un’altra morte, e di conseguenza altre indagini e ricerche, non sarebbe stato necessario farlo. Se non fosse stato per questo avrebbe potuto tenerlo per sempre, ma all’improvviso quel piccolo computer era diventato un ostacolo. Avrebbe potuto nasconderlo nell’ascensore segreto, ma gli serviva qualcuno da incastrare. Così ha infilato il computer portatile dentro al vaso, e sparso intorno della terra lasciandone anche un po’ davanti alla porta di Bruce. Sarebbe stato lui il capro espiatorio. Per allora Milton doveva già essere morto. Jake sapeva che Bruce si alzava a tutte le ore e non era difficile immaginare che prima dell’alba sarebbe sceso in giardino e si sarebbe sporcato le scarpe di terra. Per esserne certo si era appostato, e quando aveva visto Bruce scendere le scale lo aveva seguito e aveva scoperto che anche io e Constance eravamo nel giardino. Questo non poteva che giovare al suo piano. Bruce però disse qualcosa a proposito di una pistola, e Jake ebbe una reazione decisamente strana, rise, ma in modo troppo sguaiato per il suo temperamento. Con grande abilità riuscì a riprendersi all’istante, ma quel comportamento mi diede comunque da pensare. Mi domandai come mai portasse le lenti a contatto se stava dormendo. Nessuno si mette le lenti a contatto solo per andare a prendere qualcosa da bere, è molto più semplice usare gli occhiali. Perché avrebbe dovuto mentire se invece non stava ancora dormendo? E se non era ancora andato a letto, perché indossava il pigiama? Ho pensato che forse aveva sporcato i vestiti che indossava quella sera. Chiunque avesse lottato con Milton sul balcone e lo avesse buttato giù dalla scogliera avrebbe avuto i vestiti sporchi o rovinati. Cambiarsi nel cuore della notte sarebbe stato come ammettere la propria colpevolezza, e per questo Jake aveva indossato pigiama e vestaglia, ma si era dimenticato le lenti a contatto. Sono quasi sicuro che i calzoni grigi sportivi che indossava ieri sono scomparsi. Bruce aveva tirato fuori la storia della pistola non perché ne possedesse una, ma perché aveva udito lo sparo senza rendersi conto distintamente di cosa si trattasse, però una parte del suo cervello lo aveva capito. Quando Bruce e Jake scesero nel giardino e ci videro, Milton era già morto.

«Eh sì, è andata così» disse Charlie con l’espressione di chi è consapevole di essere arrivato alla conclusione. «Jake ha sostituito gli oggetti della stanza di Milton con quelli della propria camera e ha cancellato le sue impronte, ma il portacenere usato originariamente da Milton è scomparso. Era un pesante portacenere di mogano con la base in cristallo, e Mrs Ramos ci ha assicurato che l’inventario degli oggetti stilato per ogni camera è corretto. Forse Mrs Ramos aveva notato la sostituzione ma nessuno le ha chiesto nulla e lei ha taciuto. Mi aspetto che Dwight Ericson trovi il lenzuolo, i calzoni di Jake e il portacenere al di là degli scogli, all’estremità nord della spiaggia.» Lanciò uno sguardo al gruppo e aggiunse impassibile: «Nessuno sa di quello stupido gioco dell’assassino. Vi spedirò una copia scritta della mia relazione, e che Dio vi aiuti. Soddisfatti?»

Harry chiuse brevemente gli occhi, poi fulminò Charlie con lo sguardo. «Avrebbe potuto farcela. Un buon avvocato lo avrebbe tirato fuori.»

«Lasciando Bruce nei pasticci» gli rispose seccamente Charlie. «Andiamo» disse poi porgendo la mano a Constance.

«Beth, aspetta» disse bruscamente Harry vedendo che la donna si era alzata con un’espressione carica di ripugnanza. «Bisogna pensare alla società, ai nostri progetti per il futuro…»

«Va’ al diavolo» gli rispose. «Potrai parlare con il mio avvocato appena ne avrò nominato uno.»

«Ha ucciso mio figlio» disse Maddie all’improvviso con un tono glaciale e furente. «Intendo collaborare con la polizia in ogni modo affinché venga provata la sua colpevolezza, anche se ciò significherà dover parlare di quel folle gioco.» La donna si alzò e se ne andò.

Bruce cominciò a ridere.

Sulla soglia della stanza Constance si voltò a guardarli. Harry era seduto su un largo divano e scuoteva la testa, lo sguardo perso nel vuoto. Laura, il volto impietrito, era seduta di fronte a lui. Alle loro spalle l’immensità dell’Oceano Pacifico si estendeva all’infinito, e per la prima volta Smart House sembrava piccola, insignificante. Stagliati contro quella sterminata distesa, gli azionisti della Bellringer Company parevano scomparire. Constance prese la mano di Charlie e si avviarono verso l’auto.

Beth li stava aspettando e porse loro la mano, prima a Charlie e poi a Constance. «Grazie.» Guardò Smart House alle loro spalle. «Gary, Rich, Milton e Jake erano le vere menti della società. È tutto finito, ormai, davvero tutto finito. Si avvicinò, baciò fugacemente Charlie sulla guancia e poi disse a Constance con un’espressione solenne:» Non la dimenticherò. Le devo molto. «Si voltò e corse alla macchina, vi salì e si allontanò velocemente.»

«Ecco qua un potenziale milionario, anzi, milionaria. Una trentenne, ricca e carina, insomma, un buon partito.»

Constance strinse la mano del marito con decisione. «E libera» disse. «Il resto non conta molto.» Salirono sulla macchina e imboccarono l’ampio viale d’ingresso che si arrampicava sulla collina. «Sono contenta di andarmene da questo posto» mormorò Constance quando Smart House sparì dietro a una curva.

«Ho capito che era un’assassina dal primo istante in cui l’ho vista» disse Charlie, e come faceva sempre cominciò a canticchiare a bassa voce senza seguire alcuna melodia.

«Prima ancora che tu la vedessi» lo corresse con una certa indolenza Constance, e gli appoggiò la mano sulla coscia così come faceva sempre.

«Giusto. Sai qual è il problema con i geni?»

«No, qual è?»

«Pensano di essere dannatamente intelligenti.»

A Charlie parve di sentire la soave voce della moglie dire sommessamente: "Sì, caro, ma ti perdono" e nonostante lo avesse solo immaginato le lanciò comunque un’occhiataccia. Constance guardava fuori dal finestrino con un vago sorriso e osservava il paesaggio trasformato dall’intervento dell’uomo.

FINE