173931.fb2 La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 5

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Mentre Mallory guidava, Riker osservava dal finestrino il movimento sui marciapiedi, meditando su quanto fosse cambiato il mondo: beatnik vestiti da funerale erano stati sostituiti dai variopinti figli dei fiori, hippy con il simbolo dell'amore libero e quella benedizione di ragazze vestite da squaw che andavano a letto con chiunque suonasse una chitarra.

Rock & roll. Giorni felici.

Poi erano comparsi orecchini al naso e capelli con colori al neon, tatuaggi e corpetti di pelle nera e borchie: un'altra ondata di bambini senza paura aveva invaso l'East Village.

Quella mattina Riker vide una ragazza in maglietta polo bianca e jeans. Poi un'altra persona, vestita allo stesso modo. Riker non se n'era accorto, ma tutti i ragazzi andavano a comprarsi i vestiti nello stesso posto.

Guardò Mallory. «Forse dovrei interrogare io Tall Sally.» Per sicurezza, avrebbe dovuto aggiungere. Non lo preoccupava la stazza di Sal, un ex galeotto, ma i suoi trascorsi con Sparrow quando Mallory era piccola. «Non sto dicendo che non puoi farcela da sola…»

La macchina si fermò prima che il semaforo diventasse rosso. Nessun avvertimento. Inchiodò mandandolo a sbattere contro il cruscotto. Per fortuna aveva allacciato la cintura, così almeno aveva salvato i denti.

«Ho capito» concluse Riker.

Aspettarono in silenzio che scattasse il verde, l'auto si mosse e Mallory abbassò gli occhiali scuri. Disse: «Pensi che dovrei occuparmi della vecchia?».

Aveva detto abbastanza. Secondo il verbale, l'anziana testimone era molto fragile, e non solo fisicamente. Mallory l'avrebbe portata a fare un giro in macchina. Il suo vecchio cuore non avrebbe retto.

Accostarono di fronte al luogo del delitto. Riker scese dalla macchina e la guardò ripartire. Di giorno, con la luce del sole, il quartiere di Sparrow sembrava tranquillo. C'erano vasi di fiori sui davanzali, segno di invecchiamento generazionale, legge e ordine.

Il detective avuto in prestito dal tenente Loman vagava davanti alle scale del condominio. Indossava un vestito nero e scarpe lucide. Spostava il peso da un piede all'altro, sospettando di essere nei guai, e lo era.

Riker scrutò la facciata annerita dal fumo e il nastro giallo della polizia sul marciapiede. Un agente dall'aria familiare era di guardia all'appartamento nello scantinato. Riker sorrise. «Waller, vai pure a mangiare qualcosa. Starò qui io per un po'.» Indicò l'uomo che riparava la finestra: «Controllerò che non porti via niente».

Waller si allontanò e Riker si voltò per affrontare il giovane poliziotto vestito di nero, un agente appena promosso detective. Sicuramente si trovava lì perché era il genero del vice procuratore. Il suo unico segno distintivo erano i capelli ossigenati. Più che biondi erano gialli, color pulcino. Per questo Riker lo aveva soprannominato fra sé Duck Boy.

Ragioni diplomatiche consigliavano di tenere quel ragazzo in grande considerazione, così Riker lesse il suo rapporto e lo accartocciò dicendo: «Fa schifo». Riker non era il tipo che andava troppo per il sottile. Non era la prima volta che stracciava un rapporto e non c'era mai stato bisogno di aggiungere altro, ma quella mattina aveva voglia di chiacchierare.

Osservò la finestra di un appartamento al primo piano sul lato opposto della strada. Intravide i capelli bianchi di una signora. Amava le vecchie signore, le sentinelle del mondo.

Prese il foglio appallottolato, la deposizione raccolta da Duck Boy. «"Fanatismo, demenza senile", tutto qui? Il tenente Loman penserà che non ti ho insegnato niente.»

L'agente Waller tornò con il sacchetto della colazione e Riker attraversò la strada, con Duck Boy al seguito. Una rampa di scale conduceva all'atrio di un edificio stretto.

«Oggi imparerai qualcosa.» Il detective più vecchio suonò il campanello. «Tieni la bocca chiusa e ascolta.»

Una donna anziana con gli occhiali e un leggero vestito a fiori aprì la porta. Le sue lenti erano spesse e un occhio era velato dalla cataratta, eppure riconobbe Duck Boy immediatamente. Non era un ricordo piacevole. «Oh, siete tornati.»

Riker percepì un vago accento del Sud. «Emelda Winston? Sono il detective Riker. Posso chiamarla signorina Emelda?»

«Certo che può.» Gli occhi si accesero e anche le dita, con le unghie smaltate, fremettero nei sandali. Rivolgersi agli anziani in quel modo non si usava da quelle parti. L'aveva conquistata.

«Entrate pure, ragazzi.» La vecchia indietreggiò per farli passare.

«Da questa parte, accomodatevi in salotto.»

I due detective raggiunsero un enorme divano. La signorina Emelda ricomparve con un carrello, tovaglioli di lino, bicchieri di cristallo e un piatto di biscotti a. cioccolato.

«Così siete venuti per Sparrow.» Servì la limonata «Sapete, sono stata io a chiamare i pompieri.»

«Lei?» Riker squadrò Duck Boy. «Nessuno me l'aveva detto.» Addentò un biscotto, sicuramente fatto in casa, perché era duro come un sasso. «Signorina Emelda, conosceva bene Sparrow?»

«No, sono davvero spiacente. Povera ragazza, si era trasferita da poche settimane.»

«Dunque non sa come si guadagnasse da vivere?»

«Faceva l'attrice, ma non capisco come riuscisse a sopravvivere. Ieri sono andata alle prove generali nel seminterrato della scuola elementare. Era lì che davano lo spettacolo. L'ingresso costava pochi dollari. Credo l'abbiano cancellato.»

Riker annuì. «Mi chiedevo perché Sparrow portasse quei vestiti. Una maglia a maniche lunghe, la gonna lunga, gli stivali. Era un costume di scena?»

«Sì, era una recita in costume, qualcosa di Čecov, credo.» L'anziana sorrise. «Sparrow era proprio brava. Un'interpretazione molto commovente.» Dopo aver divorato altri due biscotti granitici e aver bevuto la limonata, Riker ed Emelda sembravano vecchi amici.

«Signora,» disse Duck Boy violando l'ordine di tacere «perché non gli racconta dell'angelo?»

«Ah sì, certo, l'altra notte. La folla si è aperta per un attimo e ho visto un angelo che volava davanti alla finestra di Sparrow.» Emelda batté le mani. «È stato incredibile, ma i giornali non ne hanno parlato.»

Riker continuava a sorridere, come se il racconto della donna non facesse una grinza. «Può descrivermi l'angelo?»

«Credo fosse un cherubino.» Pescò nella tasca del vestito e tirò fuori una decorazione natalizia. «L'ho mostrato al giovanotto.» Indicò Duck Boy, e sussurrò a Riker: «Quel ragazzo non mi capisce, crede che io sia pazza».

Riker scosse la testa mostrandosi comprensivo. «I giovani d'oggi.» La donna guardò il suo cherubino, un paio di ali bianche attaccate a una testa di riccioli d'oro. Il detective si voltò verso la finestra che dava sull'appartamento di Sparrow. Quell'angelo, in realtà, era un detective. I jeans scuri di Mallory non erano visibili nell'oscurità. Emelda aveva visto solo i capelli biondi e la giacca bianca, una creatura alata.

«È stato un miracolo» disse, le mani unite in preghiera.

Riker era soddisfatto, anche con la cataratta, la vecchia ci vedeva bene. Riker si sporse in avanti, e chiese, con un tono da cospiratore: «Detto tra noi, secondo lei chi ha impiccato Sparrow?».

«I giornalisti, naturalmente.»

Duck Boy roteò gli occhi, ma si ricompose subito quando Riker gli tirò un calcio. Secco, sulla tibia. Riker sperò di avergli fatto molto male. Poi tornò a rivolgersi alla testimone e sorrise. «Neanch'io mi fido dei giornalisti.»

La vecchia annuì. «Sono dappertutto, anche sugli alberi, e ci spiano. Ne ho visto uno là fuori con la macchina fotografica, prima di sentire odore di fumo. Strano, non crede?»

«Certo» disse Riker. «…l'ha visto in faccia?»

«No, mi dispiace. Era voltato di schiena. Ricordo la macchina fotografica. Indossava una maglietta bianca e dei jeans. Forse aveva un cappello da baseball. Anzi, ne sono sicura.» Accennò un gesto di disgusto. «Ai miei tempi i giornalisti si mettevano in giacca e cravatta.»

Riker guardò dalla finestra cercando di inquadrare la visuale della signorina Emelda. Non poteva vedere con chiarezza quello che succedeva dall'altra parte della strada, altrimenti non avrebbe scambiato Mallory per un angelo. «A che distanza si trovava il tizio?»

«Era arrampicato sull'albero. Non gliel'ho detto? Sì, proprio di fronte a casa mia. Poi è comparso il furgone della televisione e gli altri giornalisti. C'era il nome del programma sulla fiancata, ma non mi ricordo quale, mi spiace. Be', come può immaginare, ero un po' agitata. I pompieri sono arrivati due o tre minuti più tardi, per fortuna non era un grosso incendio, grazie a Dio.»

«Amen» disse Riker. «Così il tizio con la macchina fotografica si è arrampicato sull'albero prima che arrivasse il furgone della TV?»

«Sì, e prima che sentissi odore di fumo.» Emelda si diresse verso la finestra. Indicò una quercia vicino al marciapiede, uno dei rari esemplari che sopravvivono in mezzo al cemento. «Quell'albero.»

«Signora?» Duck Boy estrasse il taccuino per gli appunti. «Di che marca era la macchina fotografica?»

Emelda, confusa, si voltò verso Riker, come se non capisse che lingua parlasse Duck Boy.

«Lo so,» disse Riker «le macchine fotografiche sembrano tutte uguali.»

«Posso mostrarvi la mia.» La donna si precipitò fuori dalla stanza e tornò qualche istante dopo con una vecchia Instamatic. «Era più piccola di questa e forse era di un'altra marca. Poteva essere una Polaroid. Le foto saltavano fuori dal davanti, come la mia. Si sviluppano sotto agli occhi, in un attimo. Vi faccio vedere.»

Duck Boy fu accecato dal flash, immortalato mentre spezzava la matita in due.

Riker uscì dall'appartamento di Emelda Winston e attraversò la strada seguito da Duck Boy. Aveva ricevuto un'altra informazione dalla sua testimone e per fatalità, l'uomo che cercava era lì. L'ex poliziotto Gary Zappata stava scendendo le scale verso l'appartamento di Sparrow quando l'agente Waller lo afferrò per il braccio e lo riportò sul marciapiede.

«Fatti da parte, ho da fare.» Gonfiò il petto per mettere in mostra lo stemma dei pompieri sulla maglietta, come se fosse il suo lasciapassare.

Probabilmente Zappata era stato costretto a consegnare il distintivo e il tesserino in seguito al suo comportamento sulla scena del delitto. Ben presto lo avrebbero accusato di condotta irregolare e sbattuto fuori anche dai pompieri.

L'agente Waller bloccò l'ingresso allo scantinato.

«Fuori dai piedi,» disse Zappata «non farmelo ripetere.»

Per nulla impressionato, il poliziotto rispose scolandosi la lattina di aranciata. Waller stava vincendo. Figlio purosangue della città di New York, addentò il panino e guardò il cielo, ignorando l'ex poliziotto.

Zappata si voltò e vide i due detective avvicinarsi al marciapiede.

Indicò l'uomo più vecchio urlando: «Ehi, sbirro!».

Riker rispondeva raramente quando si rivolgevano a lui in quel modo, e gli piaceva ancor meno quel tono di comando. Fece un gesto come per allontanare Zappata e disse: «Qualunque cosa tu voglia da me può aspettare».

Idiota.

Riker s'infilò nella volante di Waller e fece cenno a Duck Boy di imitarlo. «Hai preso nota di tutto?»

«Tutto cosa?»

«Il gruppo teatrale di Sparrow. Voglio i nomi di tutte le persone presenti alle prove generali. I giornalisti erano sul posto prima che arrivassero i pompieri. La signorina Emelda non è stata rapidissima a dare l'allarme, ma i pompieri non avrebbero dovuto arrivare dopo i giornalisti. Devi scoprire perché il furgoncino della televisione si trovava in zona. E ascoltami bene: me ne frego se dovrai prostituirti per ottenere l'informazione, ma mettiti il preservativo quando scopi con i giornalisti. Non si sa mai, con quei bastardi.» Riker si allungò per aprirgli la portiera. «Vai, muoviti.»

Il giovane detective uscì e si mise a correre. Duck Boy, pulcino alla carica.

Il detective Riker scese con calma dalla macchina.

Gary Zappata lo stava aspettando.

Che fesso.

Il detective guardò l'orologio. Tanto per chiarire chi, fra i due, non avesse tempo da perdere. Poi fissò il pompiere, come se solo a quel punto si fosse accorto di lui.

«Cosa c'è?»

Zappata indicò Waller. «Non mi lascia entrare.»

«Sono gli ordini.» L'agente Waller indicò il nastro che delimitava la zona. «Solo gli agenti della Sezione Crimini Speciali possono entrare, i pompieri imbecilli, no.»

Riker lanciò un'occhiata di avvertimento a Waller. Non conosceva Zappata, l'ex mina vagante del distretto. Un ex poliziotto fuori di testa troppo pericoloso sia come amico sia come nemico.

«Dove diavolo è la tua collega?» chiese Zappata.

Più o meno in quell'istante, Mallory stava entrando nei magazzini Macy alla ricerca della puttana più alta di New York. «Ha da fare, e anch'io.»

L'idea di mettere quell'uomo sulla lista dei sospetti lo solleticava. Zappata aveva le palle per battere una girl scout in un combattimento leale?

Indeciso, Riker cercò una sigaretta. Poi, lentamente, pescò nelle tasche alla ricerca dei fiammiferi, solo per far innervosire il pompiere. «Hai un minuto del mio tempo.» Come previsto, si imbestialì, le mascelle erano talmente contratte che tremavano. Erano quelli i momenti in cui Riker amava davvero il suo lavoro.

«La tua collega mi ha fatto sospendere» disse Zappata. «Credo di averle pestato i piedi l'altra notte.»

«Sì, ho sentito che hai giocato a fare il detective.»

«Quella stronza ha…»

«Non è stata lei, non è una spia.»

«E allora come è successo?»

«Se ti impegni puoi arrivarci da solo. Piuttosto, cosa mi dici della lampadina sulla porta d'ingresso?»

«Cioè?»

«Zappata, ho una testimone che sostiene che la luce era spenta quando sono arrivati i pompieri. Ora, non credo che voi vi portiate delle lampadine di riserva, quindi immagino che qualche idiota abbia pensato che la lampadina fosse solo svitata, così l'ha riavvitata, capisci… E in effetti la lampadina non era rotta, ma solo svitata.»

Riker sapeva di aver fatto centro. Zappata lo fissava con gli occhi sbarrati. «Ma questo pompiere così stupido non si è preoccupato di comunicarlo ai poliziotti. Credo abbia pensato che non ci interessasse sapere che l'assassino era uno sconosciuto che si nascondeva al buio dietro i sacchi della spazzatura. Sicuramente preferivano pensare che Sparrow avesse aperto la porta a qualcuno che conosceva. Tanto per perdere qualche giorno prezioso indagando a partire dai presupposti sbagliati.»

Riker non odiava nessuno più di Zappata. Se Sparrow fosse stata tirata giù in tempo, probabilmente adesso non sarebbe in coma in un letto d'ospedale.

Ma Riker non aveva ancora finito. «Immagino che quel pompiere idiota si sia tolto i guanti prima di toccare la lampadina.» Fece una pausa. «Waller, chiamami un tecnico della Scientifica.» Indicò il lampadario sulla porta. «Fagli prendere la lampadina e prelevare le impronte.»

Riker voltò la schiena a Zappata e s'incamminò verso l'appuntamento successivo, su Avenue A, dove aveva in mente di uccidere una ragazzina di dieci anni per la seconda volta.

La porta si aprì ed ebbe inizio la carneficina. Due donne furono spinte di lato e un uomo cadde in ginocchio. Fare spese in città non era un giochetto per turisti, ma una lotta senza esclusione di colpi. Dietro agli espositori, uomini e donne eccitati affrontavano i nemici. Avanzava l'orda dei clienti e in mezzo a loro c'era una bionda in occhiali da sole Armani. Mallory era un poliziotto atipico anche nel look. La maglietta di seta leggera, la giacca di lino, i jeans, erano tutti di sartoria. Mallory non indossava niente che non fosse fatto su misura. Con gli occhiali a nascondere gli occhi verdi, non aveva nulla in comune con la ragazzina rabbiosa che un tempo aveva eletto i grandi magazzini Macy come base per i furti commissionati da un travestito. La venerazione di Tall Sally per qualsiasi vestito provenisse da Macy era totale. E pagava bene. Col tempo, i commessi avevano imparato a riconoscere Kathy Mallory, un'abile ladra di appena dieci anni. A volte si sporgevano dal bancone per salutare quella bambina pestifera. E questo confondeva Kathy, perché andava da Macy soltanto una volta la settimana e non era mai stata beccata. Come facevano a riconoscerla? Era una bambina e non aveva capito che i suoi occhi e la sua bellezza la rendevano unica. Passava accanto a molti specchi, ma non si guardava mai. Scoprire che i commessi potevano riconoscerla era stato uno shock. Un giorno, pensando che fossero i vestiti sporchi a renderla visibile, Kathy si era preparata con cura. Aveva raccolto i capelli luridi sotto un cappello da baseball. Aveva indossato un paio di jeans appena rubati e un paio di occhiali firmati con la montatura dorata, occhiali che nessuno dei clienti di Macy avrebbe potuto permettersi. A quel punto si era sentita davvero invisibile.

Quindici anni dopo, Kathy Mallory indossava occhiali da sole ancora più costosi, ma i commessi non erano più quelli di un tempo. Scrutò le facce sconosciute alla ricerca di una commessa altissima, quasi due metri, con i lunghi capelli biondo platino. Trovò Tall Sally dietro un bancone di cosmetici. Ecco un sogno che era diventato realtà. Finalmente Sal poteva rubare tutti i cosmetici del mondo, senza bisogno di aiuto. Con una voce in falsetto chiese: «Posso aiutarla, signorina?».

Non mi riconosci, Sal?

No. Gli occhi grigi, appesantiti dal mascara, non l'avevano riconosciuta.

Mallory mostrò distintivo e tesserino. «Sono venuta per Sparrow.»

«Mettilo via.» La voce di Tall Sally si fece più profonda, la voce di un uomo. «Perché mi state sempre alle calcagna? Vedo l'agente per la libertà vigilata una volta la settimana.»

Mallory abbassò il tesserino. «Il tuo principale è al corrente dei tuoi precedenti?»

Sal aveva mentito sulla domanda di assunzione, aveva omesso gli arresti per rapina e corruzione di minore.

Mallory posò la cartelletta di cuoio sul bancone tenendo il cartellino bene in vista. Sal lo fissava come se dovesse esplodere da un momento all'altro.

«Sparrow lavorava con te» disse Mallory. «Questo ti rinfresca la memoria?»

«Siamo in un grande magazzino, dolcezza. In che settore lavorava? Non mi pare di ricordare quel nome.»

E di me ti ricordi, Sal? Ti ricordi di avermi abbandonato?

Mallory alzò la voce: «Tu e Sparrow siete state arrestate per prostituzione. Lavoravate sullo stesso marciapiede. Non cercare di fregarmi!».

«Be', una volta conoscevo un sacco di puttane. Credi che me le ricordi tutte?»

«Il direttore del personale sa che sei un uomo?»

Sal sbottonò la camicetta e le mostrò un seno formidabile. «Non ho niente da nascondere, non so se mi spiego.»

«Hai cambiato sesso?»

Tall Sally annuì.

L'agente della libertà vigilata aveva sorvolato su quel particolare. Mallory sapeva che il ladro era stato arrestato quando era ancora un uomo. L'intervento doveva essere una faccenda recente. «Un intervento costoso. Non si mette da parte una cifra simile lavorando nella lavanderia del carcere. Oggi rubi da sola o usi ancora dei ragazzini?»

«Avevo qualche soldo da parte.»

In altre parole, aveva rubato un bel po' di soldi. Mallory ricordava Sal che, tenendo i ferri da scassinatore appena fuori dalla sua portata, la minacciava: «Bambina, se ti prendono dimentica il mio nome o ti concio da buttare via». Kathy Mallory, che all'epoca aveva soltanto dieci anni, con un balzo aveva afferrato i grimaldelli e aveva scassinato un furgone a tempo di record. L'allieva aveva superato il maestro.

Ti ricordi di avermi abbandonata?

Anche quella volta il travestito si era tenuto a distanza di sicurezza, mentre Kathy rubava per lui. Quella volta caricava videoregistratori in un carrello della spesa.

Non appena aveva visto la volante, Tall Sally era montato tranquillamente in auto e, senza nemmeno un'infrazione al codice della strada, se l'era filata.

Due agenti avevano visto Kathy dentro al furgone delle consegne, nessun posto dove nascondersi, nessun posto dove scappare. La piccola ladra aveva sollevato la mano e salutato. Con un sorriso, i poliziotti avevano ricambiato il saluto e se n'erano andati. E dopo tutti quegli anni, Tall Sally non riconosceva quella bambina ormai cresciuta, che ancora lo odiava.

«Allora è una coincidenza» disse Mallory. «Tu ti sei fatto la vagina e Sparrow un naso nuovo.»

«Quella troia drogata si è rifatta il naso?» Tall Sally parlava di nuovo in falsetto: quelli erano discorsi da donne.

«E com'è?»

Mallory capì che le due prostitute non si frequentavano da tempo. Tall Sally era sempre stata una pessima bugiarda, ricamava troppo sui dettagli. Ma non quella volta. Tall Sally non aveva mai visto la faccia nuova di Sparrow.

Lungo Avenue A, uomini mezzi nudi perforavano con il martello pneumatico il marciapiede di fronte alla libreria. Respiravano polvere, come Riker che esaminava i titoli dei libri usati in vetrina. Sarebbe stato il primo cliente della giornata.

John Warwick camminava verso di lui, magro e stanco, lento come tutti i vecchi.

Inclinava la testa bianca per non incrociare lo sguardo dei passanti. Si fermò sulla porta del negozio senza notare il detective.

«John, ti ricordi di me?»

Il libraio si voltò verso la vetrina e si rivolse all'immagine riflessa del detective. «Riker, quanto tempo è passato, quattordici, quindici anni?»

«Credo di sì. Sono venuto per quel libro, il vecchio western che hai tenuto da parte per Lou Markowitz.»

Il libraio indietreggiò, sulla difensiva.

«Non è in vendita. Appartiene alla ragazzina.»

«È morta,» mentì Riker «e lo sai.»

Warwick scosse la testa. Dopo quindici anni era ancora convinto che la bambina si fosse solo persa. Quasi la verità.

«Allora, ce l'hai ancora tu?» Impossibile, visto che Riker aveva trovato il libro a casa di Sparrow.

«Certo che ce l'ho io. Credi che lo darei a qualcun altro?»

«È finita, John. La bambina non tornerà.» Poi gli chiese: «Quand'è l'ultima volta che qualcuno ti ha domandato il libro?».

«Tutti i giorni, nelle ultime due settimane.» Warwick strizzò gli occhi. «Una stangona bionda.»

Evidentemente non stava descrivendo Mallory.

«Sparrow» disse Warwick. «Si chiama così. Lo ha scritto su un pezzo di carta, e anche il numero di telefono. L'ho buttato…»

«Ma prima di questa donna nessuno si è fatto vivo, giusto? Niente per quindici anni?»

«La bambina è viva» disse Warwick. «Tu non l'hai trovata, nessuno avrebbe potuto riuscirci… nessuno.» Le braccia magre si incrociarono sul petto come uno scudo. «Non puoi avere quel libro.»

Riker aveva alcune domande a proposito di Sparrow. Doveva capire cosa fosse successo negli ultimi giorni della sua vita, ma non poteva interrogare quell'uomo in maniera ufficiale. Considerati i precedenti psichiatrici di Warwick, avrebbe creato soltanto guai. «John, possiamo sederci e parlarne con calma? Solo qualche minuto poi me ne vado, prometto…»

Warwick estrasse un fazzoletto di lino grigio. Si tolse gli occhiali e fece finta di pulirli, cercando qualcosa da dire. «Markowitz mi ha fatto passare parecchi guai, non è stato facile trovare quel libro. Mi ha detto di…»

«È morta. Non tornerà per il libro.»

«Non puoi averlo!» urlò Warwick, poi incurvò le spalle guardando furtivamente a destra e sinistra. «Perché potrebbe tornare a riprenderselo.»

John Warwick era un membro del clan di Lou Markowitz, non avrebbe mai mollato, ma probabilmente non sarebbe mai arrivato a Mallory. Riker era contento che non sapesse il nome della ragazzina. Nel peggiore dei casi, il libraio avrebbe potuto incontrarla per strada e riconoscere i suoi inconfondibili occhi verdi. O stava ancora aspettando una bambina di dieci anni?

Riker indietreggiò per tranquillizzare quella persona fragile, da sempre sull'orlo della pazzia.

L'autorità in qualunque forma terrorizzava John Warwick, eppure stava tenendo testa a un poliziotto. Era un uomo coraggioso.

Il detective si mise a sedere su una panchina di ferro di fronte al negozio. Warwick appariva più rilassato.

«Non posso costringerti a parlare con me,» disse Riker «ma non me ne andrò finché non lo farai.» Non poteva rischiare che un altro poliziotto seguisse quella pista e collegasse Sparrow con la bambina dagli occhi verdi che amava i western. Abbassò lo sguardo e sussurrò: «Per favore».

Scuotendo la testa, Warwick aprì la porta del negozio e sgusciò dentro. Due minuti dopo era di nuovo sulla strada, in lacrime. «L'ha rubato! Ieri il libro era sullo scaffale, e ora è sparito. Quella donna l'ha rubato.»

Atteggiandosi a pubblico ufficiale, Riker tirò fuori il taccuino: un cittadino denunciava un furto. «Hai detto che si chiamava Sparrow? Ieri si trovava nel tuo negozio?»

«Tutti i giorni nelle ultime due settimane. Ieri è stata l'ultima cliente. Appena prima che chiudessi. Sono sicuro che è stata lei a rubarlo! Scrivilo!»

Riker guardò l'orario appeso alla vetrina. Povera Sparrow. Aveva voluto tanto quel libro, ma non era riuscita a leggerlo prima di essere aggredita e impiccata.