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"Crede che stiamo andando a giocare a pallone e invece non lo stiamo facendo."
"E allora dov'è il problema?"
"Che le ho mentito."
"Perché, ora tu non le hai mai mentito…"
"No."
Pietro lo fissa poco convinto. Alza il sopracciglio incredulo. Alex si sente osservato, controlla la strada poi guarda Pietro, poi di nuovo la strada, poi Pietro. Poi alla fine cede. "Va bene… tranne quella volta che non le ho detto che era tornata a casa Elena…"
"Hai detto niente! E le hai mentito anche sul fatto che ti ci eri rimesso…"
"Sì sì, va bene! Ma è stato più di un anno fa."
"E allora?"
"No, "e allora" lo dico io! Mi stai facendo un interrogatorio? Eh… Fatto sta che stasera, a distanza di un anno, le sto mentendo di nuovo e per di più senza una valida ragione."
"No, una ragione c'è."
"E quale?"
"Ecco, metti caso che Niki domani incontra Susanna e le dice che noi non abbiamo giocato."
"Eh… E che c'è di male?"
"C'è, perché io stasera faccio molto tardi perché ho detto a Susanna che cominciavamo a giocare alle undici…"
"Alle undici?"
"Eh sì, le ho detto che tu ti eri dimenticato di prendere il campo e ci hanno dato l'ultimo disponibile per giocare…"
"Pure!"
Alex scuote la testa e continua a guidare. Pietro l'abbraccia. "Grazie… sono fiero di avere un amico come te…"
Alex gli sorride. "Come vorrei poter dire la stessa cosa."
"Ah…" Pietro toglie l'abbraccio e si ricompone. "Sul serio?"
"No…" E Alex naturalmente ride e scuote di nuovo la testa.
Undici
Enrico è seduto sulla poltrona del salotto. Tiene tra le braccia la piccola Ingrid che sta dormendo.
"Cioè, voi capite, mi ha telefonato… Mi ha telefonato in ufficio e mi ha detto semplicemente questo: "La signorina Dora si ferma fino alle sette poi se ne va, vedi di esserci per quell'ora sennò Ingrid rimane da sola"…"
Enrico guarda Ingrid che dorme. La dondola un po', poi le tocca con un dito il bavaglio che ha sotto il mento sistemandoglielo meglio.
"Avete capito?"
Alex, Pietro e Flavio sono di fronte a lui seduti sul divano. Tutti e tre hanno la bocca aperta. Enrico li guarda scuotere la testa. Alex sembra quello più incuriosito.
"E poi?"
"E poi sono tornato qui appena in tempo, la signorina Dora se ne stava per andare."
"Sì, ma Camilla… Cioè, Camilla dov'è?"
Enrico li guarda sereno. Poi controlla l'orologio. "È in volo. Tra quattro ore circa arriva alle Maldive. Se non casca prima l'aereo, cosa che io tanto mi augurerei!"
"Alle Maldive? E con chi?"
"Con l'avvocato Beretti, distinto signore del mio circolo che le ho presentato io."
"Tu? E perché?"
"Camilla ha voluto fare in questa nuova casa dei lavori, gli operai hanno sbagliato alcuni attacchi nel bagno e hanno provocato drammatiche perdite d'acqua. E così con l'avvocato Beretti abbiamo fatto causa all'impresa…"
"Morale?"
"Morale, Beretti ha perso la causa con la ditta e io invece ho perso mia moglie che se n'è andata con lui…"
Flavio si alza dal divano. Solo ora Pietro se ne accorge.
"Ma sei vestito da calcio…"
"Eh, forse non te lo ricordi, ma dovevamo giocare, no?"
"Ah già!"
"Ero già in ritardo… Mi sono cambiato per non far aspettare gli altri in campo. Sarebbe stato tutto normale se avessimo giocato… poi c'è stato questo piccolo contrattempo…"
"Chiamalo piccolo contrattempo!"
Enrico alza le spalle.
"Va bè, ma tanto avremmo perso."
"Io non ne sono sicuro… Secondo me oggi era la giornata buona che vincevamo."
"E certo." Enrico li guarda e allarga le braccia. "Così mi sento pure in colpa per questa mancata vittoria."
"Oh, ricordatevi che si giocava alle undici."