125377.fb2 Occhi dambra - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

Occhi dambra - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 6

T’uupieh tirò un profondo sospiro, e a sua volta sorrise: — Così, dopotutto, non hai osato venire tutto solo al mio campo, signore.

Egli si curvò leggermente sulla sella: — Semplicemente ho esitato ad avventurarmi in questa palude a piedi, da solo, finché i tuoi non mi avessero incontrato.

— Capisco. — Ella conservò il suo sorriso. — Bene, allora… Presumo che tutto si stia svolgendo come tu hai progettato. Klovhiri e il suo gruppo sono tutti in cammino verso la nostra trappola?

— Lo sono. E la loro guida aspetta soltanto il mio segnale, per condurli lontano dal terreno sicuro, in qualunque pantano tu scelga.

— Bene. Ho in mente un punto tutto circondato da alture. — Ella ammirava l’autocontrollo di Chwiul in presenza del demone, anche se percepiva il suo sforzo per mostrarsi calmo. Vide alcuni dei suoi che venivano verso di loro, con una slitta per trasportare il demone lungo la loro pista. — Il mio demone ci accompagnerà, per suo stesso desiderio. Un presagio sicuro per il nostro successo, oggi, non sei d’accordo?

Chwiul si aggrondò, come se volesse mettere in dubbio la cosa, senza però osare del tutto farlo. — Se ti serve fedelmente, allora sì, mia signora. Un grande onore e un buon presagio.

— Mi serve con vera devozione. — Ella tornò a sorridere, insinuante.

Si scostò, quando la slitta giunse in cima al poggio, e sorvegliò i suoi uomini mentre sollevavano il demone e ve lo adagiavano sopra, per essere sicura che la sua gente usasse la giusta delicatezza. La rinnovata deferenza con cui i fuorilegge trattavano il demone, e il loro capo, non sfuggì né a Chwiul né a lei.

Alla fine chiamò a raccolta la sua gente, e tutti si misero in moto verso la loro destinazione, aprendosi la strada sopra la superficie fumante dell’acquitrino e fra i viscidi tentacoli blu-ardesia del fragile sottobosco che si andava scongelando. T’uupieh si congratulò con se stessa per il fatto che lei e i suoi uomini avevano percorso così spesso quel territorio, poiché le macchie inestricabili della vegetazione primaverile e la muschiosa imprevedibilità del terreno alteravano da un giorno all’altro i percorsi agibili. Lei sperava di separare Chwiul dalla sua orrenda cavalcatura, ma dubitava che lui avrebbe accondisceso, e comunque temeva che non sarebbe riuscito a reggere al loro passo se fosse venuto a piedi. Il demone era saldamente legato alla sua slitta, e i portatori, madidi di sudore, continuavano a trainarlo senza un solo lamento.

Finalmente raggiunsero le alture che sovrastavano la strada principale, anche se difficilmente avrebbe potuto esser definita così, adesso, che conduceva al maniero della sua famiglia. Ella fece disporre il demone in posizione tale da consentirgli di guardare per un lungo tratto lungo la pista cespugliosa, nella direzione da cui Klovhiri sarebbe arrivato, e mandò alcuni dei suoi seguaci a sistemare, ben nascosti, i suoi «occhi» più in là lungo il percorso. Poi ella restò immobile a guardar giù verso il punto in cui la pista sembrava biforcarsi. In realtà, la falsa biforcazione seguiva i bordi giallastri alla base del dirupo, sotto di lei, e finiva direttamente dentro un’ampia pozza di fanghiglia provocata dalla miscela d’acqua e ammoniaca che filtrava giù attraverso le rocce sulfuree, porose. Lì, l’intero gruppo si sarebbe trovato a diguazzare, mentre lei e la sua banda li avrebbero colpiti uno ad uno come ngip schiacciati contro un muro… ella schiacciò istintivamente un ngip che si era appoggiato alla sua mano. A meno che il demone… a meno che il demone non decidesse per un esito del tutto diverso…

— Nessun segno? — Chwiul si avvicinò a lei sempre in sella del suo bliell. Ella si spostò leggermente indietro dall’orlo friabile del dirupo, voltandosi a fissarlo con attenzione. — Non ancora, ma presto. — Aveva appostato alcuni uomini anche sul pendio più basso, sull’altro lato della pista; ma neppure gli occhi del suo demone potevano scrutare molto in profondità attraverso il fitto fogliame. Esso non aveva mai parlato, dall’arrivo di Chwiul, e lei non si aspettava che proprio adesso si mettesse a rivelare i propri segreti. — Che livrea indossano quelli della tua scorta, e quanti di loro vuoi che ne uccidiamo, per rispettare la messa in scena? — Si tolse da tracolla l’arco e cominciò a saggiarne la tensione.

Chwiul scrollò le spalle: — I morti non raccontano storie: uccidili tutti. Presto gli uomini di Klovhiri saranno miei. Uccidi anche la guida: un uomo che si fa comperare una volta, può farsi comperare anche una seconda.

— Ah. — Lei annuì, sogghignando. — Un uomo della tua prudenza e della tua discrezione andrà lontano nel mondo, mio signore. — Incoccò una freccia sull’arco, prima di voltarsi un’altra volta a scrutare la strada. Era ancora vuota. Fissò inquieta le lontane montagne seghettate, verde-azzurro e argentee, ammantate di nebbia, dai rilievi ghiacciati, crivellati di cavità, un tempo altissime su di lei, ora monche e sgocciolanti lungo i bordi del lago più vicino. Il lago dove la scorsa estate lei si era levata in volo…

Un movimento accennato, poco più di un fremito, un leggero rumore innaturale, le fecero riportare lo sguardo sulla strada. La tensione irrigidì i suoi fluidi movimenti, mentre lanciava il trillante richiamo che avrebbe fatto accorrere quelli della sua banda ai posti prefissati lungo il bordo del dirupo. Finalmente! T’uupieh si sporse avidamente in avanti per cogliere la prima immagine di Klovhiri; individuò la guida, e poi la slitta che trasportava sua sorella. Contò il numero dei componenti della scorta, li vide emergere tutti nel tratto spoglio del sentiero. Ma Klovhiri… dov’era Klovhiri? Ella si voltò verso Chwiul, gli sussurrò, sferzante: — Dov’è? Dov’è Klovhiri?

L’espressoine di Chwiul era beffarda e colpevole insieme. — È stato trattenuto. È rimasto in città, ha detto che c’erano ancora faccende a corte…

— Perché non me l’hai detto?

Chwiul diede un improvviso strattone alle redini del bliell: — Non cambia nulla! Possiamo pur sempre sradicare la sua famiglia. Ciò mi lascerà primo nella lista per l’eredità… e Klovhiri potrà sempre essere abbattuto più tardi.

— Ma è Klovhiri che voglio… per me. — T’uupieh sollevò l’arco e puntò la freccia verso il suo cuore.

— Sapranno chi incolpare, se morirò! — Egli allargò un’ala, sulla difensiva. — Il Feudatario si rivolgerà contro di te una volta per tutte, ci penserà Klovhiri. Vendicati di tua sorella, T’uupieh… ed io ti compenserò bene, se manterrai il patto!

— Questo non è il patto che abbiamo sottoscritto! — Il rumore del gruppo che si avvicinava ora le giunse chiaramente dal basso; udì la risata argentina di un bimbo. I suoi fuorilegge, acquattati, erano in attesa del suo segnale; ed ella vide Chwiul che stava per lanciare il richiamo alla guida. Lei guardò il demone dietro di sé, il suo occhio d’ambra era fisso sui viaggiatori, là in basso. Fece per avvicinarsi ad esso. Il demone avrebbe potuto ancora cambiare il destino per lei… Oppure l’aveva già fatto?

— Tornate indietro! Tornate indietro! — La voce del demone esplose sopra di lei, e rotolò giù attraverso il bosco silenzioso, come una valanga. — Imboscata… trappola! Siete stati traditi!

— … Tradimento!

Ella udì appena la voce di Chwiul in mezzo al frastuono; guardò dietro di sé, in tempo per vedere il bliell che balzava avanti, per tagliarle il cammino verso il demone. Chwiul sguainò la spada, e lei vide il suo volto sbiancato da una collera irrefrenabile, non non avrebbe saputo dire se contro il demone o lei stessa. Si precipitò allora di corsa contro la slitta e il demone, cercando nuovamente d’impugnare l’arco e le frecce; ma il bliell coprì la distanza in due soli, immensi balzi, la sua testa si girò di scatto verso di lei, le mascelle si spalancarono.

I piedi di T’uupieh scivolarono nella poltiglia viscida, ed ella cadde al suolo, mentre le fauci della bestia si chiudevano con un colpo secco nel punto dove un attimo prima c’era la testa. Una zampa, sferzando l’aria, la colpì casualmente, schiacciandola ancor di più al suolo, mandandola a sbattere, contemporaneamente, dopo aver scavato un solco nella melma, ai piedi del demone…

Il demone. Ella annaspò, nel tentativo d’inspirare l’aria che non voleva riempire i suoi polmoni, cercando d’invocare il suo nome; vide con incredibile chiarezza la bellezza della sua forma, e per contrasto l’ululante orrore del bliell che si precipitava su di loro, per distruggerli entrambi. Lo vide impennarsi sopra di lei, sopra il demone… vide Chwiul… non seppe se lui stesso avesse compiuto il balzo, o fosse stato scagliato via, schizzare attraverso l’aria… e finalmente la voce le ritornò e riuscì a gridare il nome, allarme e implorazione insieme: — Shang’ang!

E quando il bliell calò giù, un lampo guizzò fuori come una sferza dal carapace del demone e avvolse la bestia tra le fiamme. L’ululato del bliell salì stridulo fra le alte frequenze fino a risultare inaudibile; T’uu-Pieh si coprì gli orecchi per proteggersi da questo trafiggente spasimo di dolore. Ma continuò a guardare, affascinata, la bestia che, come svuotata all’improvviso d’ogni energia, interrompeva la sua carica e si abbatteva all’indietro, rotolando e rimbalzando su se stessa, fino a schiantarsi al suolo stecchita. T’uupieh si accasciò ai piedi del demone, travolta da un’ondata di gratitudine mentre avidamente si riempiva d’aria i polmoni doloranti, e volse lo sguardo verso…

Vide Chwiul, afferrato dalle correnti ascendenti oltre l’orlo del dirupo, che planava con esasperante lentezza… e le tre frecce che gli sporgevano dalla schiena; all’improvviso scivolò fuori dalle correnti e, perso il sostegno, scomparve oltre le rocce. Ella sorrise, e si portò le mani al viso.

— T’uupieh! T’uupieh!

Ella di nuovo guardò, ammiccando, rassegnata, la gente che si radunava intorno a lei. La mano di Y’lirr, protesa a sfiorarla, si ritrasse di scatto quando lei alzò il viso a fissarlo, e sorrise, a lui e a tutti gli altri; ma non era lo stesso sorriso che aveva avuto per Chwiul. — Y’lirr… — Gli porse la mano e consentì che l’aiutasse ad alzarsi. Aveva lividi su tutto il corpo e fitte di dolore la trafiggevano ad ogni movimento, ma lei valutò, con sicurezza, che l’unico vero danno subito dal suo corpo era una lacerazione stillante siero all’ala. Tenne le braccia premute sui fianchi.

— T’uupieh…

— Mia signora…

— Che cosa è successo? Il demone…

— Il demone mi ha salvato la vita. — Con un gesto imperioso intimò il silenzio. — E altresì… per qualche sua misteriosa ragione… ha sventato il complotto di Chwiul. — La constatazione di quanto era accaduto, e ciò che esso implicava soltanto adesso furono chiari nella sua mente. Si girò di scatto e per lunghi istanti fissò l’occhio inscrutabile del demone. Poi si allontanò, raggiungendo con passi rigidi l’orlo del dirupo, e guardò giù.

— Ma il patto… — insisté Y’lirr.

— Chwiul ha violato il patto! Non mi ha dato Klovhiri. — Nessuno protestò. T’uupieh aguzzò lo sguardo, cercando di penetrare la boscaglia, indovinando senza troppe difficoltà il punto dove Ahtseet e i suoi si erano gettati a terra, laggiù. Adesso la risata argentina del bambino si era trasformata in un piagnucolio lamentoso. Il corpo di Chwiul giaceva scomposto sulla piatta fangosa, in piena vista di tutti; a T’uupieh parve di vedere che il numero delle frecce conficcate sul suo cadavere fosse aumentato. L’avevano forse crivellato anche le guardie di Ahtseet, scambiandolo per un aggressore? Quest’idea le piacque. E una voce sottile, dentro di lei, le bisbigliò che il fatto che Ahtseet fosse scampata alla morte le piaceva ancora di più… Ma T’uupieh all’improvviso si aggrondò a questo pensiero.

Ahtseet l’aveva scampata, sì, e anche Klovhiri e perciò tanto valeva che lei si servisse di questo fatto incontestabile per salvare quello che poteva. Restò in silenzio ancora per un paio di minuti, raccogliendo i suoi pensieri alquanto scossi. — Ahtseet! — La sua non era la voce del demone, ma echeggiò in modo soddisfacente. — Sono T’uupieh! Vedi il corpo del traditore che giace davanti a te?… Il fratello del tuo compagno, Chwiul! Egli aveva prezzolato degli assassini per ucciderti nella palude. Agguanta la tua guida! Costringila a confessare l’intero complotto! Soltanto grazie all’avvertimento del mio demone sei ancora viva!

— Perché? — La voce di Ahtseet risuonò debole e tremula nel vento.

T’uupieh sorrise amaramente: — Perché, tu chiedi? Per sgomberare le strade dalle canaglie. Per far sì che il Feudatario ami ancora di più la sua fedele servitrice e la ricompensi ancora di più, cara sorella! E per far sì che Klovhiri mi odii. Possa egli masticarsi le budella dalla rabbia di dovere a me la vostra vita! Orsù, Ahtseet, passa liberamente attraverso le mie terre; te ne dò il permesso, questa volta.

Si tirò indietro dal ciglio del dirupo e si allontanò a passi stanchi. Non le importava affatto che Ahtseet le credesse o no. La sua gente la stava aspettando, raccolta silenziosamente intorno al cadavere del bliell.

— E adesso? — chiese Y’lirr, guardando il demone, ponendo la domanda a nome di tutti loro.

Ella rispose, ma rivolgendosi direttamente al silenzioso occhio d’ambra del demone: — Sembra che dopotutto io abbia detto la verità a Chwiul, mio demone… Gli dissi, infatti, che non avrebbe più avuto bisogno della sua casa di città dopo quest’oggi… Forse il Feudatario lo giudicherà un giusto scambio. Forse si potrà trovare una sistemazione che accontenti tutti… perché la Ruota della Vita ci trasporta tutti, ma non con uguale comodità. Non è forse cosi, mio bellissimo Shang’ang?

Ella accarezzò teneramente il carapace della sonda, riscaldato dalla luce del giorno, e si sedette, comoda, sul terreno che si stava ammorbidendo, in attesa della sua risposta.