124338.fb2 Laia grande - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 15

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— Hiram — interruppe fieramente Henry — è il migliore spennatore che ci sia da queste parti. Si occupa di antiquariato e perciò deve spennare bene.

— E posso chiedere — riprese Lancaster, ignorando del tutto Henry — che cosa sta facendo con quei barattoli di vernice? Questi signori sono acquirenti potenziali di vernice oppure…

Taine mollò la tavola e balzo in piedi irato. — Perché non vi state un po’ zitti, tutti e due? — gridò. — Sto cercando di dire qualcosa da quando siete arrivati e non ho potuto aprir bocca. Ed è importante, vi dico.

— Hiram! — esclamò Henry orripilato.

— Va tutto bene — disse l’uomo delle Nazioni Unite. — Noi stavamo ciarlando. Allora, signor Taine?

— Mi hanno messo alle corde — gli disse Taine — e ho bisogno di aiuto. Ho venduto a questi amici l’idea della vernice, ma non so un accidente su di essa… i princìpi su cui è basata, o come è fatta o con che cosa…

— Ma, signor Taine, se lei sta vendendo loro la vernice, che differenza fa…

— Non gli sto vendendo la vernice — urlò Taine. — Non arriva a capirlo? Quelli non vogliono la vernice, vogliono l’idea della vernice, i princìpi della vernice. È qualcosa a cui non hanno mai pensato e gli interessa. Io gli ho offerto l’idea della vernice per l’idea delle loro selle e ci sono quasi riuscito…

— Selle? Vuol dire quelle cose lì, appese per aria?

— Proprio quelle. Beasly, vuoi chiedere a uno dei tuoi amici di dare una dimostrazione delle selle?

— Certo che lo faccio — rispose Beasly.

— Che cosa ha a che fare Beasly con queste cose? — chiese Henry.

— Beasly è un interprete. Penso che dovresti chiamarlo un telepatico. Ti ricordi che diceva sempre che poteva parlare con Towser?

— Beasly l’ha sempre raccontato.

— Però stavolta aveva ragione. Dice a Marmotta, quel bestione buffo, quello che voglio dire e Marmotta lo dice a questi stranieri. E gli stranieri parlano a Marmotta, Marmotta a Beasly e Beasly ancora a me.

— Ridicolo! — sbuffò Henry. — Beasly non ha l’intelligenza per essere… che cosa hai detto che è?

— Un telepatico — disse Taine.

Uno degli stranieri si era alzato ed era rimontato in sella: la spinse un po’ avanti e indietro, poi scese di nuovo e tornò a sedere.

— Considerevole — disse l’uomo delle Nazioni Unite. — Una specie di complesso di antigravità, completamente controllato. Possiamo trovargli un uso, certamente. — Si passò la mano sul mento. — E lei sta scambiando l’idea della vernice con l’idea di questa sella?

— Esatto — rispose Taine — però ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di un chimico o di un fabbricante di vernici o qualcuno che possa spiegare di che cosa è fatta la vernice. E ho bisogno anche di qualche professore o uno del genere che capisca di che cosa parlano, quando mi diranno in che consiste l’idea della sella.

— Vedo — rispose Lancaster. — Sì, è evidente che lei ha un problema. Signor Taine, lei mi sembra un uomo d’un certo discernimento…

— Ah, è proprio così — interruppe Henry. — Hiram è l’astuzia in persona.

— Così suppongo che lei capisca — proseguì l’uomo delle Nazioni Unite — che l’intera procedura è piuttosto irregolare…

— Ma non lo è — esplose Taine. — È il modo in cui agiscono sempre. Aprono la porta su un pianeta e poi scambiano idee. Hanno fatto così con gli altri pianeti da moltissimo tempo. E tutto quello che vogliono sono le idee, solo le nuove idee, perché questo è l’unico modo di far progredire una cultura o una tecnica. E loro hanno un mucchio di idee che l’umanità può usare.

— È proprio questo il punto — disse Lancaster. — Questa è forse la cosa più importante che sia accaduta a noi umani. Nel breve volgere di un anno potremo ottenere dati e idee che ci porteranno, almeno teoricamente, innanzi di un centinaio d’anni. E in una cosa tanto importante, noi abbiamo bisogno che il lavoro venga svolto da esperti…

— Ma lei — protestò Henry — non può trovare nessuno capace di spennare uno meglio di Hiram. Se discute con lui, neppure i suoi denti sono al sicuro. Perché non ce lo lascia stare? Lui lavorerà per voi. Metta insieme i suoi esperti e i suoi progettisti e poi lasci che se ne occupi Hiram. Questi tipi l’hanno accettato e hanno provato che vogliono trattare con lui, che vuole di più? Tutto quello di cui ha bisogno è un piccolo aiuto.

Beasly sopraggiunse a fronteggiare l’uomo delle Nazioni Unite.

— Io non voglio lavorare con nessun altro — dichiarò. — Se lei butta Hiram fuori di qui, io vado con lui. Hiram è la sola persona che mi abbia sempre trattato da umano.

— Ha visto? Ecco qui! — disse Henry trionfante.

— Aspetti un momento, Beasly — disse l’uomo delle Nazioni Unite. — Possiamo fare in modo che per lei ne valga la pena… Immagino che un interprete in una situazione del genere possa richiedere un adeguato stipendio.

— I soldi non sono niente per me — proclamò Beasly. — Non mi ci posso comprare gli amici… La gente riderà ancora di me.

— Vuol dire proprio questo, signore — spiegò Henry. — Non c’è nessuno che sia più cocciuto di Beasly. Lo so bene, lavorava per me.

L’uomo delle Nazioni Unite sembrò sbalordito e alquanto disperato.

— Le ci vorrà un bel po’ di tempo prima di trovare un altro telepatico — precisò Henry. — Sempre che poi riesca a parlare con questi signori.

L’uomo delle Nazioni Unite sembrava stesse soffocando. — Dubito che ce ne sia un altro sulla Terra — disse poi.

— Be’, allora? Vuole decidersi? — disse brutalmente Beasly. — Non mi va di star qui tutto il giorno.

— E vabbene! — urlò l’uomo delle Nazioni Unite. — Occupatevene voi due!… Prego, volete occuparvene voi due? C’è qui una possibilità che non possiamo lasciarci sfuggire. C’è qualcosa d’altro che volete? Nulla che io possa fare per voi?

— Sì che c’è — rispose Taine. — Ci sono quei tizi di Washington e i papaveri degli altri Paesi. Me li tenga lontani.

— Spiegherò attentamente le cose a ognuno. Non ci saranno interferenze.

— E poi ho bisogno di un chimico e di qualcuno che capisca qualcosa in quelle selle. E presto anche: io posso tirare in lungo con questi ragazzi ancora un po’, ma mica tanto ancora.

— Tutti quelli di cui ha bisogno — assicurò l’uomo delle Nazioni Unite. — Proprio tutti. Potrò averli entro poche ore. E in un paio di giorni ci sarà qui un bel gruppo di esperti pronti a darle tutto quello di cui lei abbia bisogno… appena lo chieda.

— Signore — disse Henry mellifluamente — lei è molto comprensivo: io e Hiram lo apprezziamo moltissimo. E ora, dal momento che tutto è a posto, credo di capire che ci siano dei giornalisti che attendono. Potrebbe interessarli l’accordo da lei fatto.

L’uomo delle Nazioni Unite, a quel che sembrava. non aveva certo in animo di protestare e, insieme a Henry, si avviò con passo pesante su per i gradini.

Taine tornò a voltarsi e guardò verso lo sterminato deserto.

— È proprio un’aia grande — mormorò.