124338.fb2 Laia grande - читать онлайн бесплатно полную версию книги . Страница 12

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— Gli parlerò — promise Taine.

— Grazie, Hiram. A te darà ascolto. Tu sei l’unico a cui dà ascolto. E spero che tu possa aggiustare il mio televisore prima che tutto questo finisca. Senza, sono proprio perduta: ha lasciato un vuoto nel soggiorno. Lo sai che sta bene insieme agli altri mobili che ho…

— Sì, lo so — rispose Taine.

— Andiamo, Abbie? — chiese Henry, in attesa accanto alla porta. Alzò una mano, quale confidenziale arrivederci per Taine. — Ci vediamo, Hiram. Metto tutto a posto io.

Scommetto proprio che lo farai, pensò Taine.

Dopo che se ne furono andati, tornò verso la tavola e sedette pesantemente. La porta principale sbatté e Beasly arrivò ansimante ed eccitato.

— Towser è tornato! — urlò. — Sta arrivando e si tira dietro la più grossa marmotta che tu hai mai visto.

Taine balzò in piedi.

— Marmotta? È un altro pianeta, non ci sono marmotte!

— Vieni a vedere! — strillò ancora Beasly. Si voltò e corse di nuovo fuori, e Taine lo seguì dappresso.

Certamente somigliava in maniera considerevole a una marmotta… una specie di marmotta a taglia d’uomo. Più simile a una marmotta uscita da un libro per bambini, forse, dal momento che camminava sulle gambe posteriori e tentava di mantenere un’aria solenne pur tenendo d’occhio Towser.

Towser lo seguiva a trenta metri o pressappoco, tenendosi a distanza di sicurezza dall’enorme marmotta. Aveva tutta l’aria del buon cane da pastore e camminava quatto, attento a rintuzzare qualche colpo di testa della marmotta.

La marmotta arrivò vicino alla casa e si fermò, poi fece un dietrofront in modo da avere lo sguardo verso il deserto e sedette sulle gambe posteriori.

Girò quindi la testa massiccia per dare un’occhiata a Beasly e a Taine: negli scuri occhi limpidi Taine vide più che lo sguardo d’un semplice animale.

Taine uscì rapido dal porticato e prese il cane in braccio, stringendoselo al petto. Towser alzò il muso e leccò il viso al suo padrone. Taine rimase fermo col cane tra le braccia a guardare la marmotta grossa quanto un uomo: ne ebbe un senso di sollievo e di subitanea riconoscenza.

Adesso tutto andava bene, pensò: Towser era tornato.

Si avviò verso casa ed entrò poi in cucina.

Mise a terra Towser, prese una scodella e la riempì sino all’orlo, poi la appoggiò sul pavimento. Towser lappò l’acqua avidamente, spruzzandola dappertutto sul linoleum.

— Vacci piano, tu — lo ammonì Taine. — Non fare l’esagerato.

Rovistò nel frigorifero e, trovati un po’ di avanzi, li mise nella scodella di Towser.

Il cane agitò la coda tutto felice.

— Dovrei proprio attaccarti a una corda — disse Taine — non spariresti più in quel modo.

Beasly rientrò trotterellando. — Quella marmotta ha una faccia simpatica — annunciò. — Sta aspettando qualcuno.

— Simpatica — borbottò Taine, senza prestargli attenzione. Gettò un’occhiata all’orologio.

— Le sette e mezzo — disse poi. — Sentiamo il notiziario. Ti va, Beasly?

— Certo. So bene come si fa. Non è quel tipo di New York?

— Proprio lui — disse Taine. Tornò nel soggiorno e guardò fuori dalla finestra. La grossa marmotta non si era mossa, era ancora seduta con la schiena verso la casa, a guardare la strada da cui era giunta.

Aspettava qualcuno, gli aveva detto Beasly, e sembrava che fosse proprio così: ma forse era tutta un’idea di Beasly.

E se stava aspettando qualcuno, si chiese poi Taine, chi poteva essere questo qualcuno? Ormai si era certamente diffusa la voce dell’esistenza di una porta su un altro mondo. E si chiese, ancora, quante altre porte erano state aperte attraverso i secoli?

Henry aveva detto che là fuori un altro grande mondo aspettava soltanto che i terrestri si muovessero. Ma le cose non stavano sicuramente così, doveva anzi essere proprio il contrario.

La voce di un radiocronista arrivò sonora, nel bel mezzo di una frase: “…finalmente preso in esame. Radio Mosca ha annunciato stasera che il delegato sovietico farà domani richiesta all’ONU di internazionalizzare questo nuovo mondo nonché il suo accesso. Per quanto riguarda questo accesso, la casa di un certo Hiram Taine, non vi sono notizie. Sono state prese severe misure di sicurezza e un cordone militare forma un solido muro attorno alla casa, trattenendo la folla dei curiosi. Ogni tentativo di telefonare alla residenza è bloccato da una voce decisa che dice che nessuna chiamata per quel numero viene accettata. Lo stesso Taine non è uscito di casa”.

Taine tornò in cucina e si mise a sedere.

— Sta parlando di te — gli disse Beasly con sussiego.

“È corsa questa mattina la voce che Taine, un tranquillo artigiano e antiquario locale, fino a ieri relativamente sconosciuto, è finalmente ritornato da un viaggio esplorativo in questa terra nuova e ignota. In quanto a quel che vi abbia trovato, seppure ha trovato qualcosa, nessuno sa dire ancora nulla. Né vi sono ulteriori informazioni su quest’altro mondo, a parte il fatto che è un deserto e, fino a questo momento, privo di segni di vita.

“Un’ondata di curiosità ha destato ieri nel tardo pomeriggio il ritrovamento di qualche strano oggetto nei boschi intorno alla strada che porta alla residenza, ma anche quest’area è stata rapidamente isolata e il colonnello Ryan, comandante delle truppe, rifiuta ogni particolare su quel che è stato effettivamente rinvenuto.

“L’incognita dell’intera situazione sembra essere un certo Henry Horton, che è, a quanto pare, l’unico privato a cui sia permesso di entrare in casa Taine. Horton, che è stato intervistato oggi, ha detto ben poco, ma ostenta un atteggiamento di autentica cospirazione. Ha accennato al fatto che lui e Taine sono soci in qualche misteriosa impresa e ha dato vagamente a intendere di aver collaborato con Taine alla scoperta del nuovo mondo.

“Horton, è interessante notare, gestisce una piccola fabbrica di calcolatori ed è stato accertato da fonte autorevole che soltanto di recente egli ha consegnato a Taine un calcolatore, o quanto meno qualche macchina le cui funzioni appaiono del tutto misteriose. A quanto risulta, questa particolare macchina è stata messa a punto in un periodo di sei o sette anni.

“Alcune delle domande a proposito di come tutto questo sia accaduto e a quel che sta tuttora accadendo, potranno avere una risposta soltanto dalle ricerche di un gruppo di scienziati che ha già lasciato Washington dopo una riunione alla Casa Bianca durata tutto il giorno, riunione a cui hanno partecipato rappresentanti delle forze armate, del dipartimento di Stato, della divisione di sicurezza e della sezione armamenti speciali.

“In ogni parte del mondo lo shock per quanto è avvenuto ieri a Willow Bend può essere paragonato soltanto a quello provocato, circa vent’anni orsono, dalla notizia dello sganciamento della prima bomba atomica. Tra numerosi osservatori, c’è una certa tendenza a credere che le implicazioni degli avvenimenti di Willow Bend, in sostanza, possano scuotere il mondo assai più dei fatti di Hiroshima.

“Com’è naturale, a Washington si insiste sul fatto che questa è una questione esclusivamente interna e che si intende tenere in pugno la situazione dal momento che riguarda l’interesse nazionale.

“Da altre parti però si insiste sempre più sul fatto che non si tratterebbe di una questione esclusivamente interna, ma bensì di interesse internazionale.

“Secondo notizie non confermate, un osservatore delle Nazioni Unite sta per giungere a Willow Bend da un momento all’altro. Francia, Gran Bretagna, Bolivia, Messico e India hanno già chiesto autorizzazione a Washington per inviare sul posto loro osservatori; non c’è dubbio che altre nazioni stiano pensando di avanzare analoga richiesta.

“Il mondo è all’erta stasera, in attesa di una parola da Willow Bend e…”

Taine allungò una mano e mise a tacere la radio.

— Da quanto ha detto quello — commentò Beasly — saremo travolti da un casino di gente straniera.

Già, pensò Taine, ci sarebbe stato un casino di gente straniera, ma non esattamente nel senso che intendeva Beasly. L’uso di questa parola, si disse, sarebbe passato di moda, dal momento che la cosa riguardava ogni essere umano. Nessun uomo sulla Terra avrebbe più potuto d’ora innanzi essere chiamato uno straniero, con una forma di vita extraterrestre alla porta accanto… letteralmente alla porta. E che gente era quella della casa di pietra?

Forse non soltanto la vita extraterrestre di un solo pianeta, ma quella di molti pianeti, poiché lui stesso aveva trovato un’altra porta su un altro pianeta e dovevano esserci un gran numero di queste porte: quale sarebbe stata la natura di questi mondi e qual era lo scopo di queste porte?

Qualcuno, qualcosa, aveva trovato un modo per raggiungere un altro pianeta eliminando i lunghi anni luce nello spazio solitario… un modo più semplice e più rapido che volare attraverso gli abissi dello spazio. E una volta che la porta fosse stata aperta sarebbe rimasta aperta: passarla era tanto facile quanto passare da una stanza all’altra.

Ma una cosa, una cosa assurda, continuava a renderlo perplesso: la rotazione e la rivoluzione dei pianeti così collegati, di tutti i pianeti che dovevano essere collegati. Non puoi, si disse, stabilire solidi ed effettivi legami tra due oggetti che si muovono indipendentemente l’uno dall’altro. Appena un paio di giorni prima avrebbe sostenuto stoltamente che un’idea del genere sarebbe stata del tutto fantastica e impossibile. Eppure era stata realizzata. E quando una cosa impossibile diviene reale, quale uomo dotato di logica può sostenere con sincerità che la seconda non possa esserlo altrettanto?

Il campanello suonò e si avviò alla porta. Era Ernie, l’uomo del distributore.