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Si accorse di masticare qualcosa di croccante che aveva continuato a stringere nella mano destra durante tutta la confusione. Qualcosa di molto gustoso, come il pane che sua Moglie cuoceva per i clienti migliori. In quell’istante il suo cervello sviluppò l’istantanea scattata quando aveva guardato il feltro del tavolo da gioco mentre lo sorvolava. Una sottile muraglia di fiamme che si muoveva trasversalmente attraverso il tavolo e appena al di là di esse c’erano i volti di sua Moglie, della Mamma e di Mister Guts, tutti quanti con un’espressione attonita. Si avvide allora che quello che masticava era un frammento del teschio del Grande Giocatore e ricordò la forma delle tre pagnottelle che sua Moglie aveva infilato nel forno quando lui era uscito di casa. Capì allora che era stata lei a fare quella magia, per farlo allontanare un po’ da casa e farlo sentire quasi un uomo, per poi farlo tornare a casa con le dita scottate.
Sputò allora il frammento che aveva in bocca e gettò il resto della pagnotta-cranio dall’altra parte della strada.
Le fiches pallide che aveva in tasca si erano quasi tutte frantumate nella zuffa, ma riuscì a trovarne una ancora intatta e ne esplorò la superficie con la punta delle dita. Il simbolo inciso sopra era una croce. La portò alle labbra e diede un morso. Il sapore era delicato, ma gradevole. La mangiò e si sentì di nuovo in forze. Con la mano diede una pacca alla tasca sinistra rigonfia. Se non altro, sarebbe partito ben rifornito.
Allora si girò, diretto verso casa, ma invece della solita strada, prese quella più lunga, quella che faceva il giro attorno al mondo.